Treviso, 26 febbraio 2021
OGGETTO: Vaccinazione contro Sars Cov 2
Siamo un gruppo di infermieri ed operatori sanitari che lavorano nell’ambito della azienda Ulss 2 Veneto.
Abbiamo assistito con sorpresa nelle scorse settimane ad una serie di esternazioni da parte Vostra a mezzo stampa ( Gazzettino di Treviso 17/01, 14/02, 20/02/2021 – Tribuna di Treviso 12/01/2021 – Treviso Today 17/02/2021) nei confronti dei sanitari che per il momento hanno deciso di rinunciare alla proposta vaccinale contro il Covid.
Trattandosi di vaccinazione facoltativa, anche se raccomandata, come ben specificato nella nota informativa inviata a tutti i dipendenti dall’Azienda via mail, e che necessita del consenso informato, non comprendiamo come questo nostro diritto, tutelato dalla legge, possa aver indotto una campagna denigratoria e violenta nei confronti di tutti questi sanitari.
L’azienda ha provveduto, in concomitanza con l’inizio della campagna vaccinale, a fornirci vario materiale: una nota informativa ed informazioni provenienti da Aifa ed Ema, che alleghiamo.
1) Come è noto, trattasi di vaccino creato in pochi mesi, sottoposto ad una sperimentazione molto rapida, contrariamente a quanto fatto finora: tutti i vaccini necessitano di anni di raccolta dati allo scopo di verificare il livello di sicurezza evidenziando le possibili reazioni avverse; infatti nelle varie informative si specifica
che il vaccino è in monitoraggio addizionale, ciò significa che è sottoposto a un monitoraggio supplementare e ancora più attento rispetto agli altri medicinali.
Questo perché le informazioni disponibili sul medicinale sono ancora scarse, perché il medicinale è stato commercializzato solo di recente e perché i dati sul suo impiego nel lungo termine, relativi a efficacia e sicurezza, sono ancora limitati. L’autorizzazione al commercio è “subordinata a condizioni” , ciò significa che
la validazione effettiva si avrà solo nel 2023, dopo che sono passati due anni di verifiche (sulle persone). Oltre a questo il livello di efficacia, supposto del 95%, nella letteratura scientifica è stato più volte messo in discussione, non per ultimo da un illustre scienziato, Peter Doshi, editore del British Medical Journal (quindi non proprio del Gazzettino o della Tribuna, con tutto il rispetto per queste testate) che da novembre, riconfermandolo a gennaio e febbraio, dopo aver controllato le informative di Pfizer, ribadisce che l’efficacia del vaccino va dal 19 al 29%. (Clarification: Pfizer and Moderna’s “95% effective” vaccines—we need more details and the raw data)
2) Un trattamento sanitario che preveda reazioni avverse necessita obbligatoriamente di un consenso informato. Nessuno può essere obbligato ad assumere un farmaco preventivo che possa avere effetti collaterali addirittura non noti, come ben specificato dalla documentazione inviataci. Qui non si tratta di un farmaco salvavita. E’ un preparato che persone in buona salute possono accettare per avere dei possibili benefici. Per fortuna la nostra Costituzione, all’art. 32, ci tutela: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
3) Per quanto riguarda le reazioni avverse, l’azienda ha provveduto ad inviarci ben due moduli di segnalazione, visto il numero elevato di casi. Non è mai stato fatto menzione però, nè da parte dell’Ulss nè da parte dell’Opi, di chi sarà la responsabilità del risarcimento in caso di danno. Pochi ricordano, anche tra i sanitari, che esiste una legge, la 210/92, che tutela i danneggiati da emotrasfusioni e vaccinazioni. Anche gli eventuali danni subiti da questa nuova vaccinazione saranno valutati quindi a norma di questa legge ed eventualmente risarciti non dalla casa produttrice ma dallo Stato, a causa del contratto stilato dall’Unione Europea con la casa farmaceutica Pfizer (“Vaccino Covid, in caso di effetti collaterali chi paga? Tutti i dubbi sui contratti con la Ue” Quifinanza.it)
4) Le supposte violazioni al nostro Codice Deontologico evidenziate dalla dott. Grossi, che configurano una sorta di disinteresse nei confronti dei pazienti, ci lasciano veramente esterrefatti. Molti di noi tuttora lavorano a contatto con pazienti Covid e alcuni si sono volontariamente messi a disposizione dell’assistenza di tali pazienti in terapia intensiva, cambiando temporaneamente reparto, cosa di cui evidentemente l’Opi non è a conoscenza. E’ proprio il Codice Deontologico, evoluzione del Mansionario abbandonato alla fine degli anni 90, che ci ha stimolato ad aggiornare le nostre conoscenze in tempo reale e a valutare i rischi e i benefici, per noi e per i nostri pazienti, della pratica vaccinale. A tutt’oggi non sono ancora disponibili dati completi sulla possibilità effettiva di sviluppo anticorpale post vaccinico, sulla loro validità, sulla trasmissibilità ipotetica di malattia conseguente a vaccinazione. Abbiamo assistito nelle settimane precedenti a numerosi casi di positività insorti dopo la vaccinazione e tutte le dichiarazioni su presenza del virus pre-vaccino sono solo delle ipotesi, non suffragate da prove scientifiche. In attesa opera il principio di precauzione.
5) Le ulteriori mosse di coercizione messe in atto basate sulla possibilità di esclusione da infortunio Inail se il dipendente non vaccinato contragga il virus sono da ritenersi fuori da ogni contesto legale, poichè, come ampiamente sottolineato, la vaccinazione non è obbligatoria e al dipendente null’altro si può richiedere se non
l’impiego di tutte le misure precauzionali previste nei Protocolli Ministeriali nei luoghi di lavoro , che ancora oggi non prevedono l’obbligatorietà del vaccino.
6) Le minacce espletate dalla Presidente Opi Samanta Grossi, che paventano liste di sanitari non vaccinati che verranno segnalati all’ordine, riconducono ad una palese e grave violazione della privacy, come puntualizzato dal Garante proprio in questi ultimi giorni. Ricordiamo che i dati sanitari sono dati sensibili anche per noi dipendenti, che siamo comunque dei cittadini. Il trattamento di tali dati compete ai soggetti preposti e non certamente al datore di lavoro e men che meno ad un ordine professionale. Se verificheremo che questa violazione si è verificata, non esiteremo a tutelarci a norma di legge.
Fonte: alu-associazioneliberamenteumani.com
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