Questo è quello che è riuscito a fare il nostro governo con il co-vi-d, dare un arma più efficace alla criminalità organizzata, basta sfogliare i dati sui reati consumati nel periodo del primo lockdown e confrontarli con quelli dell’anno precedente.
“Ci sono stati anche casi in cui hanno dimostrato quella generosità interessata che li ha sempre caratterizzati – osserva – non sono mai stati dalla parte della povera gente. Hanno sempre calcolato ogni loro iniziativa, sempre funzionale a logiche di consenso sociale. Garantire cibo, arrivare in certi posti prima dello Stato significa aumentare la loro credibilita’ sul territorio, garantendo servizi che poi diventano obblighi”. E allora “quando la stretta creditizia aumenta, gli usurai vanno a nozze. In momenti come questi, è facile sostituirsi alle banche, rilevare aziende in crisi, investire il denaro della droga. E’ nei momenti delicati come questi che le mafie, quelle che hanno soldi da investire, prosperano”.
Le mafie arrivano prima dello Stato perché “sono meno burocratizzate dello Stato. Conoscono meglio il territorio, sono sempre presenti, a differenza di certi politici che si fanno vedere solo in occasione delle tornate elettorali”. Le mafie non sono da considerare solo un problema di ordine pubblico: “Guai a continuare a pensarlo. Questo è il grande problema, da sempre. Le abbiamo considerate per troppo tempo un problema di ordine pubblico. Da affrontare con le manette e le sentenze. La lotta alle mafie è anche un problema culturale. Per sconfiggerle bisognerebbe anche affrancare la gente dalla paura e dal bisogno”; sono le uniche ‘aziende’ a essere cresciute senza risentire della crisi nel corso del 2020: “E’ purtroppo un dato indiscutibile, basta sfogliare i dati sui reati consumati nel periodo del primo lockdown e confrontarli con quelli dell’anno precedente. Tutti i reati sono aumentati. La pandemia non ha affatto fermato le organizzazioni mafiose”.
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