166 ricorrenti hanno presentato e depositato un ricorso al Tar Lazio contro i decreti ministeriali 39 e 89 del 2020, i provvedimenti del Ministero dell’Istruzione che hanno dettato i piani per lo svolgimento dell’anno scolastico e introdotto l’obbligo del distanziamento sociale, di indossare le mascherine per chi ha più di sei anni e tutte le rigide procedure di isolamento per chiunque dovesse presentare a scuola sintomi influenzali simili a quelli del Covid-19. “Sono dei provvedimenti che hanno creato una confusione totale tra chi vive il mondo della scuola”, ha detto l’avvocato Nino Filippo Moriggia, uno dei legali che ha curato il ricorso.
“Introducono regole completamente inapplicabili e la situazione che si è creata è quella per cui ogni singolo istituto scolastico fa una sua legiferazione autonoma, in totale contrasto con la Costituzione e leggi nazionali”. Da un punto di vista legale, poi, “i decreti violano in particolare gli articoli 33 e 34 della Costituzione”, che stabiliscono rispettivamente che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” e che “la scuola è aperta a tutti”. Nel ricorso, oltre a chiedere in via cautelare la sospensione dei provvedimenti, i legali hanno avanzato la richiesta di un rinvio alla Corte di Giustizia dell’UE per la violazione di diversi diritti e principi contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Per quanto riguarda l’aspetto medico-scientifico, “i decreti sono privi di ragionevolezza” – ha detto l’avvocato Moriggia – “perché impongono misure sanitarie restrittive ai più giovani, che, anche nel periodo più grave dell’epidemia, non sono stati colpiti dal virus”. “Dal nostro punto di vista, con una scusante sanitaria, queste norme sono state introdotte per modificare e contaminare il nostro sistema democratico”, è la conclusione dell’avvocato. La pronuncia del TAR Lazio sulla richiesta di sospensione dei provvedimenti del Ministro Lucia Azzolina è attesa per il 20 ottobre prossimo.
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