01/07/2015 – Occorrevano 100mila firme, in una settimana ne hanno raccolte 261.000 ma solo perchè hanno dovuto fermarsi: la Corte Costituzionale austriaca aveva concesso sette giorni e non uno di più per raccogliere le firme necessarie ad ammettere la petizione popolare per l’uscita dell’Austria dall’Unione Europea, sperando che non sarebbero stati sufficienti. Ne avesse dati quindici, probabilmente la gran parte dei sei milioni e mezzo di elettori austriaci (in Austria il diritto di voto scatta a 16 anni) avrebbe votato a favore della ‘Volksbegehren EU Austritt‘.
Un successo, nonostante il boicottaggio dei media nazionali ed europei (ancora oggi e nonostante tutto la stampa italiana non parla di questo avvenimento e quella austriaca lo fa giusto perchè costretta dalla situazione), nonostante le difficoltà del voto ammesso solo nelle sedi comunali e nei tribunali.
Nonostante tutto 261mila Austriaci hanno deciso che il Parlamento deliberi immediatamente oppure indica un Referendum popolare perchè sia il popolo a decidere se restare o meno nell’Unione Europea.
Una grossa rogna per il Governo socialdemocratico e per i Partiti nazionali che dovranno ora prendere posizione apertamente con il rischio di entrare in rotta di collisione con i loro stessi elettori perchè le ragioni del Volksbegehren EU Austritt non si prestano ad ‘interpretazioni’: recuperare la sovranità nazionale fagocitata da Bruxelles che, senza alcuna legittimazione, decide del destino dell’Austria, scacciare l’Euro responsabile del progressivo impoverimento della popolazione, riacquistare la propria neutralità, abbandonare la politica guerrafondaia dell’Unione sempre più schiava delle mire imperialistiche USA, ripristinare le leggi nazionali sul controllo dell’ambiente, delle tecniche di manipolazione genetica, del traffico, del trattameno degli animali, sulle politiche agricole ed economiche, sui confini, ripristinare normali rapporti commerciali con la Russia … insomma, i promotori della Petizione le hanno precisate così bene le loro ragioni e gli Austriaci le hanno così chiaramente condivise che Parlamento e Partiti dovranno scegliere tra due sole strade: mettersi dalla parte dell’Unione contro la volontà del popolo oppure indire un Referendum che già da ora si può prevedere come andrà a finire.
Ne vedremo delle belle nei prossimi tempi e per il subito questo voto austriaco ha tolto un altro importante mattone all’edificio di questa congregazione di lobbyes chiamata Unione Europea. Notizie tratte dal loro profilo Facebook
Fonte: Lonesto
Art.: inuovivespri.it
In Austria referendum per uscire dalla Ue, l’Unione europea ha ormai i giorni contati/ MATTINALE 465
Con molta probabilità, la mossa dell’Austria fa parte di un gioco delle parti concertato con la Germania per consentire alla signora Merkel di dire all’Italia: “Noi siamo favorevoli al Recovery Fund, ma lo vedete che succede in Austria? Prendetevi i soldi del MES”. La mossa dei tedeschi, in realtà, è disperata. Vi raccontiamo perché la vera crisi economica si sta abbattendo sulla Germania
di Economicus
L’Unione europea sta andando a rotoli. Anche se la notizia viene tenuta quasi nascosta, in Austria la raccolta delle firme per celebrare il referendum per uscire dalla Ue ha superato ogni aspettativa. Sarebbero bastare 100 mila firme per avviare il referendum popolare. Ne sono state raccolte oltre 260 mila! Eh sì, anche in Austria la gente non ne può più dell’Unione europea dell’euro.
Sono due le motivazioni che hanno convinto gli austriaci ad accelerare per l’uscita dall’Unione europea: la paura del TTPI e il fatto che gli austriaci dovrebbero tirare fuori i soldi del Recovery Fund.
Il TTPI è uno dei solitiaccordi-capestro che l’Unione europea liberista firma per ‘incaprettare’ i cittadini. Anche questo trattato commerciale favorirebbe le multinazionali a scapito della popolazione, tipo CETA.
Oltre al TTPI gli austriaci sono tra i Paesi europei – insieme con la Germania, la Finlandia, l’Olanda, solo per citarne alcuni – che criticano il Recovery Fund, lo strumento che dovrebbe sostenere, in parte con interventi a fondo perduto, i Paesi europei oggi in grande difficoltà economica: Italia, Francia, Spagna e Grecia.
E’ interessante notare che l’Austria è tradizionalmente legata alla Germania. Se l’Austria uscirà dalla Ue – cosa molto probabile – è chiaro che questo non avverrà senza la ‘benedizione’ tedesca. Cosa voglio dire? Voglio dire che è molto probabile che la raccolta di firme per lasciare la Ue non sia stata temporalmente casuale.
Il segnale dell’Austria – Paese, ribadiamo, contrario al Recovery Fund – è arrivato proprio quando la Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen ha provato a forzare la mano per far passare il Recovery Fund. Insomma, potrebbe trattarsi di un gioco delle parti tra Germania e Austria.
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